Stefano e l’odissea della ricerca di un lavoro
Stefano non ha ancora trent'anni, vive a Cinisello Balsamo e dopo un diploma in ragioneria e programmazione ha iniziato la sua ricerca di un lavoro. Una ricerca che non esita a definire «un'odissea». Sì, perché Stefano non appartiene alla maggioranza delle persone da un punto di vista neurologico: è per l'appunto una persona neurodivergente, un ragazzo autistico nello specifico.
Cercare un lavoro quando si appartiene a una minoranza è complesso, soprattutto perché ci si scontra con una scarsa conoscenza delle proprie peculiarità. I falsi miti sulle persone autistiche, ad esempio, spaziano da presunti deficit sociali al fatto che l'autismo sia una malattia. E invece no: le persone autistiche non sono malate né poco socievoli. Hanno una socialità specifica, questo sì, e modalità di interazione per comprendere le quali occorre un minimo di impegno, un po' come quando dobbiamo sforzarci di capire un dialetto che non padroneggiamo.
Stefano ha dovuto affrontare tutto questo e non solo. «Dopo gli studi ho partecipato a due corsi, uno sulla sicurezza informatica e uno sul catering, e per un anno ho lavorato in una cooperativa sociale. Mi sono poi affidato a un ente per ricevere aiuto nella ricerca di un impiego, col risultato paradossale di restare praticamente disoccupato, e sentendomi dire che essendo autistico non sapevo socializzare e quindi non ero pronto al lavoro».
Poi, come se non bastasse, arrivano i lavori sotto (o non) pagati (che accomunano, questi sì, molti di noi): «ho trascorso un paio di settimane in stage per un'azienda di catering per approdare successivamente, sempre come stagista, a una startup medica che, dopo avermi pagato una cifra irrisoria per il primo mese di lavoro, per un anno intero non mi ha dato nulla, per poi assumere al mio posto un'altra persona, nonostante i feedback positivi e i ringraziamenti per il buon lavoro svolto».
Un'altalena professionale che scoraggerebbe anche i più determinati e che nel caso di Stefano si è fermata a un certo punto grazie all'incontro con Specialisterne Italia, che si propone proprio «di aiutare persone autistiche a trovare lavoro». Frequenta un altro corso di formazione, supera una selezione e finalmente viene assunto: «sono uno dei primi 10 consulenti nello spettro autistico che hanno trovato lavoro grazie a questa realtà. Oggi ho un lavoro di tutto rispetto che mi garantisce una retribuzione equa e un'indipendenza economica. Certo, come in ogni impiego ci sono periodi più complicati di altri, ma grazie al supporto costante di Specialisterne riesco a superare anche i momenti più difficili».
Lo sappiamo bene, il lavoro ci permette di sentirci parte della società, di dare il nostro contributo, strutturando le nostre giornate e fornendoci indipendenza economica. Lo sapeva bene anche il fondatore di Specialisterne, il danese Thorkil Sonne, che dopo la diagnosi di autismo del figlio minore, nel 2004 ha deciso di fare qualcosa per aiutare le persone autistiche a trovare un impiego. Un modo per gettare le basi per un futuro migliore, «attraverso l'accesso a opportunità lavorative in cui le loro caratteristiche venissero valorizzate, e da deficit diventassero un vantaggio tanto per la persona autistica quanto per le aziende» ci spiegano.
Da quasi vent'anni, così, questa realtà supporta in 23 Paesi «tanto la persona autistica nella sua formazione tecnica e professionale quanto le aziende, che vengono sensibilizzate e preparate sulla condizione autistica, sul concetto di neurodiversità e sulla necessità di un approccio paritario all'inclusione che coinvolga attivamente le persone neurodivergenti». Un intervento che, oggi che dovremmo aver capito che le differenze sono una ricchezza e aiutano perfino gli affari, risulta senza dubbio prezioso.
Da febbraio 2022, inoltre, è attiva la loro prima Academy, sviluppata in collaborazione con Salesforce, che permette alle aziende partner di essere attive durante tutto il percorso, dal processo di selezione delle candidate e dei candidati fino ad arrivare all'inserimento lavorativo delle risorse autistiche. «Alla fine del processo di formazione, a seconda della figura professionale che verrà formata, i candidati possono ricevere una certificazione ufficiale, essere assunti con un contratto a tempo indeterminato offerto da Specialisterne e inseriti in uno dei team formati su neurodiversità e autismo delle aziende partner che hanno partecipato alla realizzazione dell'Academy».
Michele Razzetti - Vanityfair