Golf, risultati di un’esperienza
L'attività sportiva nei disturbi dello spettro autistico ha un grande potere educativo, in quanto promuove il rispetto per l'altro e limita l'emarginazione. Diversi ricercatori si sono interessati alla relazione tra sport e benessere psicofisico dei bambini con autismo, ma le esperienze documentate sono relativamente poche. Sul gioco del golf a Roma da parte di bambini con autismo abbiamo condotto una ricerca sistematica per valutare l'utilità di integrare un'attività sportiva in una terapia riabilitativa.
Il campione preso in esame è composto da cinque bambini, tre maschi e due femmine. Età compresa tra i 7 e i 13 anni. Quattro di loro hanno una diagnosi di disturbo dello spettro autistico, uno di disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato. Due presentano comorbilità: un disturbo specifico di apprendimento e una disabilità intellettiva di grado lieve. Tutti svolgono, o hanno svolto, un trattamento ABA, analisi del comportamento applicata; alcuni anche psicomotricità, logopedia e interventi di comunicazione aumentativa alternativa.
Nel momento in cui l'esperienza è iniziata è stato chiesto ai genitori di compilare una scheda di presa dati clinici e sportivi dei bambini, assegnando ai singoli aspetti considerati un punteggio da 1 a 5 in base al grado di accordo. Sono stati proposti anche due questionari: il primo sul profilo di sviluppo del bambino, su punti di forza e debolezza, attività gradite, abilità, autonomie, verbalità eccetera; il secondo sulla terapia svolta.
I dati raccolti hanno costituito la baseline.
Sul campo è stato utilizzato il "Kit Snag Golf", con mazze in plastica semplici da utilizzare. Le lezioni si sono svolte in rapporto uno a uno con l'istruttore, in un ambiente spettacolare a ridosso dell'acquedotto Claudio. Nelle prime sessioni il bambino ha preso confidenza con la nuova attività e imparato i colpi più semplici. Via via ha imparato colpi più complessi. Sono state organizzate piccole gare anche con bambini a sviluppo normotipico che spesso si fermavano ad assistere alle lezioni.
Al termine della sperimentazione, durata un anno, è stato riproposto ai genitori il questionario iniziale per verificare se vi fossero stati miglioramenti nei bambini. I valori calcolati per ogni aspetto considerato sono stati confrontati con quelli ottenuti inizialmente. Ecco i risultati.
A seguito dell'intervento sportivo tutti i bambini hanno avuto miglioramenti significativi. Hanno ridotto e in qualche caso estinto i comportamenti di fuga, sia sul campo da golf sia fuori; i genitori hanno riferito una maggiore collaborazione e attenzione dei bambini anche nello svolgimento delle attività casalinghe. L'attività fisica li ha aiutati ad acquisire maggiore consapevolezza del proprio corpo, di per sé e nell'ambiente. Le stereotipie si sono attenuate. Grazie alle gare organizzate durante le lezioni è migliorata la capacità di relazione.
È stato valutato anche il grado di soddisfazione dei genitori riguardo al progetto, risultato aumentato al termine dell'esperienza.
Ecco le parole di una mamma: "Trovo il progetto che mio figlio ha la fortuna di seguire a dir poco eccezionale. È migliorato tantissimo nell'apprendimento delle tecniche del golf e i legami fra le famiglie e gli altri bambini sono diventati belli e profondi. Ho solo parole di ammirazione ed encomio per gli insegnanti: sia per i professionisti che per i volontari. Il contesto di gioco è unico al mondo. Un luogo spettacolare. Impiego molti chilometri per raggiungerlo la domenica, ma mille volte meglio delle giornate trascorse a casa in attività per niente utili e creative per mio figlio."
Alessandra Altamura, laureata in terapia della neuro e psicomotricità e volontaria dell'Associazione di volontariato "Una breccia nel muro – ODV"
Marco Esposito, psicologo e ricercatore, collaboratore dell'Associazione di volontariato "Una breccia nel muro – ODV"