Giocare a rugby, sorridendo
"Matteo si è avvicinato per la prima volta al rugby un pomeriggio dello scorso autunno. Era una giornata fredda e piovosa, e il vento sollevava le foglie che cadevano dagli alberi. Quel giorno arrivare al campo sportivo fu per lui una sorpresa e la novità non lo entusiasmò". Un padre racconta.
C'era diffidenza verso la struttura, gli allenatori, gli altri giocatori.... Me lo ricordo correre da solo, guardandosi bene dall'avvicinarsi agli altri. Poi, però, piano piano, mentre correva in mezzo al campo scappando dal gruppo, nella sua testa deve aver fatto capolino la curiosità. Appoggiato alla recinzione, infatti, da lontano, ha cominciato a osservare i ragazzi che si allenavano. In quel momento uno dei volontari (tutti bravissimi) che oggi si allena assieme a lui, cogliendo l'attimo, gli si è avvicinato ed ė riuscito a convincerlo ad avvicinarsi al gruppo, a condividere con loro il primo esercizio. Il suo primo passo verso la palla ovale.
Quella giornata, condivisa con altri giovanotti più o meno della stessa età, è stata, nonostante il meteo, molto bella e ha convinto subito tutti che poteva realizzarsi quel progetto che, fino ad allora, era stato soltanto una bella idea: formare una squadra di giovanissimi rugbisti de... Una breccia nel muro.
L'iniziativa ha così rapidamente preso forma.
Si sono trovati i giocatori, gli allenatori e.... alla fine anche il campo di casa. Si proprio così, di casa, perché ci si allena, e si gioca, in quello che si trova accanto alla Breccia!
All'inizio non è stato facile per nessuno di questi giovanissimi atleti adattarsi alla nuova situazione, ma il team che li segue è bravissimo e ha saputo trovare immediatamente il giusto contatto per entrare in empatia con loro.
E così sta decollando un bel progetto sportivo e sociale. L'obiettivo è infatti quello di aiutare questi ragazzi a trovare il loro modo speciale di integrarsi, entrando in relazione fra loro e con gli altri.
Lo sport rappresenta davvero uno degli strumenti migliori per stimolarli a mettersi in gioco. E poi, il rugby è proprio speciale, come lo sono loro e... i loro genitori! Si basa sul contatto e su un impegno rigoroso fatto sul singolo e sul gruppo. Tutti aspetti essenziali per sviluppare l'area delle relazioni sociali.
A distanza di poche settimane si vedono già i primi risultati. Matteo non piange più quando arriva e assieme agli altri inizia a seguire le indicazioni degli allenatori, a correre in gruppo, a passare e ricevere la palla. I primi risultati sono incoraggianti, e dio sa di quanto incoraggiamento hanno bisogno questi giovanotti e le loro famiglie.
E quando finisce la partita si inizia a giocare il.... "terzo tempo"!
Pizze bianche e rosse, torte dolci e salate, bibite e succhi di frutta mettono tutti d'accordo. Un bel momento di socializzazione durante il quale condividere i piccoli e i grandi risultati raggiunti sul campo, così preziosi nella vita quotidiana.
Bravissima Una Breccia nel muro ad aver creduto in questa iniziativa. E grazie ai tanti volontari che a vario titolo contribuiscono a un bel momento di crescita, per tutti.
Adesso Matteo arriva agli allenamenti senza piangere e correndo entra in campo sorridente. Si, sorridente, come piace a lui e ai suoi amici, perché la vita - ci insegnano questi ragazzi - ė bella, proprio bella.
Correte ragazzi. Correte, non fermatevi mai.
Marco Sabatini Scalmati