Bufera sulla Scuola Svizzera di Milano
È polemica sulla Scuola Svizzera di via Appiani a Milano che per il nuovo anno scolastico "sconsiglia" nel suo regolamento l'iscrizione agli "studenti affetti da disturbi dell'apprendimento e ai disabili". Un comma che ha scatenato l'indignazione generale e che ha subito smosso il ministero dell'Istruzione.
"Stiamo facendo tutte le verifiche del caso e poi valuteremo se ci sono i margini per un'azione legale nei confronti della Scuola Svizzera di Milano", ha assicurato la ministra Fedeli.
L'istituto istituto privato non parificato, aperto un secolo fa, ha approvato a maggio un nuovo regolamento che contiene una norma tacciata di discriminazione. L'articolo incriminato recita: "Essendo la Scuola Svizzera impegnativa e multilingue, non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell'apprendimento, quali: dislessia, discalculia, Adhs, Sindrome di Asperger, autismo e disturbi comportamentali".
Ma il Consiglio della scuola, ha aggiunto nel regolamento anche un altro punto altrettanto controverso: "Essendo l'edificio su più livelli, privo di ascensore, non è altresì una scuola adatta a studenti con gravi handicap motori".
Immediate le reazioni della Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha). "In Italia esiste una legge sulla inclusione scolastica che vieta le discriminazioni e dimostra che si cresce meglio tutti insieme, ognuno con le sue differenze. Dispiace che dopo tanti anni in Italia gli svizzeri non abbiano capito come interpretare questa norma - ha spiegato il direttore Giovanni Merlo a La Repubblica - Siamo di fronte a una scuola triste e "vecchia" che probabilmente rifiuterebbe l'iscrizione di grandi come Albert Einstein e Alan Turing. Quella della Scuola Svizzera è un'idea che denota una qualità pedagogica molto bassa, in cui vale il principio che ci si educa e istruisce solo tra simili".
Ma dalla scuola si difendono, specificando che i punti contestati del regolamento non hanno lo scopo di escludere qualcuno dall'iscrizione, ma vanno interpretati come meri "consigli che si ispirano alla cultura protestante da cui veniamo, in cui le cose si dicono chiare".
"Non volevamo essere discriminatori, né escludere nessuno. Volevamo semplicemente avvertire i genitori interessati che il percorso scolastico non è semplice, perché basato sull'insegnamento in più lingue - ha ribattuto al quotidiano l'avvocato Luca Corabi De Marchi, presidente della Scuola Svizzera - Non vogliamo che si vada tutti avanti e poi, magari, qualcuno cade".
Per quanto riguarda le barriere architettoniche per gli studenti in carrozzina, l'istituto privato si è difeso dicendo che l'ascensore manca perché perché l'edificio risale agli anni Venti e all'epoca non esistevano. "Magari nei prossimi mesi rifletteremo sulla possibilità di farlo mettere", ha aggiunto.
Per ovviare alla mancanza dell'ascensone, nella scuola non sono mai stati installati nemmeno dei saliscendi per disabili. E il Provveditore agli Studi di Milano, Marco Bussetti, ha spiegato a La Repubblica che "in assenza di ascensore dovrebbe essere garantito almeno l'accesso a piano terra con la classe sullo stesso piano".
I risultati della politica dell'istituto sono evidenti guardando agli iscritti: dei 360 alunni della Scuola, solo uno è disgrafico, un altro è lievemente autistico e nessuno è in sedia a rotelle.
Repubblica, 31 luglio 2017
La Scuola Svizzera cancella la regola sugli alunni disabili
Da settembre gli studenti con disabilità e con disturbi dell'apprendimento potranno iscriversi alla Scuola Svizzera di Milano, dove saranno i benvenuti. La retromarcia dell'istituto arriva dopo giorni di polemiche. Il presidente annuncia anche la possibilità di costruire l'ascensore: «Chiederemo all'architetto Mario Botta». Nelle ultime ore anche l'assessore lombardo all'Istruzione Valentina Aprea si era espressa sulla vicenda: «Condanno senza appello la scelta di inserire quella norma nel regolamento. Oggi ci sono strumenti tecnologici per aiutare l'inserimento di ragazzi in carrozzina ». La Ledha ha scritto una lettera ironica: « Venite a conoscerci: abbiamo molto da raccontarvi e farvi sperimentare».
Repubblica, 1 agosto 2017.