"Amo l'amicizia ma non in mezzo al caos"

amicizia

Così Federico De Rosa, un ragazzo autistico, spiega in un suo diario in che modo i suoi rapporti con gli altri sono qualcosa di costruttivo e pieno purché li si possa vivere in contesti di pace. Molte persone – afferma Federico - pensano che noi autistici si sia molto spesso incapaci di coltivare delle amicizie e ciò soprattutto quando siamo poco capaci di parlare e vi sembriamo prigionieri delle nostre stereotipie o dei nostri interessi assorbenti. Io posso però dirvi che non è così".

Io sono incapace di vivere le amicizie come le intendete voi ma ho un mio modo diverso di viverle e se voi poteste comprendere che esistono tanti modi di vivere l'amicizia ed anche uno o più probabilmente modi autistici, penso che non sarebbe difficile incontrarsi a metà strada tra il vostro modo ed il mio. Ma per realizzare questo incontro è necessario conoscersi e quindi ora vi dico di me.

Innanzitutto mi è impossibile vivere qualsiasi amicizia in luoghi a forte impatto sensoriale come un centro commerciale o una grande stazione ferroviaria. Dove c'è confusione, tanta gente, tanti rumori, luci, colori, io sarò sempre solo anche se insieme a persone care, perché sarò in lotta interiore per mantenere il controllo della mia mente e questa lotta sempre satura le mie capacità.

Nel caos sensoriale, io sono tutto lotta interiore per resistere e non esiste possibilità di una mia relazione con il mondo fuori di me.

Se invece siamo in un luogo tranquillo, io amo che si parli il minimo indispensabile per gli accordi operativi del caso, perché ritengo che il chiacchierare sia di notevole ostacolo alla comunicazione ed alla relazione tra le persone.

Se state in silenzio, dopo un po' il vostro volto e tutto il vostro corpo nei suoi micro movimenti cominciano a comunicare un ampio ventaglio di cose ed io penso di essere un fine lettore della vostra comunicazione non verbale.

Volete provare? Siete curiosi? Smettete di parlare a meno che non sia strettamente e operativamente necessario, tanto quasi sempre è inutile perché molti non vi sentono neanche con le orecchie, vi filtrano, ed altri non permettono che la loro mente ed il loro cuore siano influenzati da ciò che dite.

Voi state zitti e guardate volti e corpi attorno a voi. Cosa vi stanno dicendo? Non potete interpretarli se state pensando a cosa dire. La comunicazione non verbale è sempre sincera, è incapace di fingere ed è sempre trasparente perché nulla può nascondere.

Io e i miei amici neurotipici come voi facciamo cose insieme così, nel silenzio quasi totale di parole, in una lettura dell'altro sempre più minuziosa, in una convergenza dei sentimenti, in un silenzio sempre più condiviso.

La parola può essere solitudine ed il silenzio condiviso può essere profonda, imponente comunione.

Questa è la mia amicizia autistica.

Vi va di diventare miei amici?

Repubblica.it

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