Mamma Biagina ha ricominciato a studiare

dicembre-2018-articolo-9

Solo quando suo figlio Francesco ha compiuto 11 anni è riuscita a ottenere una diagnosi certa, e a dare un nome alla sua condizione: la sindrome di Asperger. Da allora Biagina si è iscritta all'Università per poter aiutare lui, ma anche gli altri bambini. L'esperienza e la lotta di una madre.

Mamma Biagina Grippo sospettava da sempre che ci fosse «qualcosa di strano» nella personalità di suo figlio Francesco, che né gli insegnanti, né i pediatri, né i medici erano riusciti a riconoscere. Solo tre anni fa, quando il ragazzo aveva 11 anni, è finalmente riuscita a dare un nome alla sua condizione: la sindrome di Asperger. Tra i disturbi dello spettro autistico, è quello più frequentemente non diagnosticato o misdiagnosticato.

Ora lei, giornalista, direttrice di Trekking Tv, che non si è mai arresa all'idea di non poter aiutare suo figlio, si è anche iscritta all'Università: sta frequentando il secondo anno del corso di Scienze dell'educazione e della formazione: «Voglio sapere tutto quello che è possibile per capire meglio mio figlio e sostenere chi è in questa situazione.

Non solo i bambini, ma anche i loro genitori. La condizione di Francesco poteva essere riconosciuta fin dalla Scuola Materna, con screening più attenti: sarebbe stato più semplice intervenire, cominciando presto».

Tutto è iniziato quando Biagina ha notato che Francesco, un bimbo estremamente vivace, che fino ai cinque anni ha sempre continuato a dormire in modo irregolare e ad avere frequenti risvegli di notte, non la guardava negli occhi. «La pediatra diceva che era tutto normale. Aveva escluso l'autismo, perché di solito si pensa che riguardi i bambini che non parlano, che hanno problemi di deambulazione, che sono soggetti ad attacchi di ira. Ma generalizzare è sbagliatissimo: ogni bambino, proprio come ogni forma di autismo, è diverso dall'altro».

Alla scuola elementare, Biagina ha scoperto la dislessia del figlio, un disturbo che può essere associato all'autismo. «Mi dicevano che era svogliato, ma lui piangeva dopo avere letto due pagine. Allo stesso tempo, era bravissimo in matematica. Poteva essere scambiato per un bambino maleducato, perché era brutalmente sincero. E non gli piaceva il contatto fisico: non voleva essere abbracciato né da me, né dagli amici».

Poi, quando Francesco ha 11 anni, gli viene una improvvisa crisi epilettica. I sospetti di Biagina, mai seriamente valutati da nessuno specialista, vengono confermati da un film, Adam, su un ingegnere quasi trentenne con la sindrome di Asperger. «Quella sera ne parlai con l'altro mio figlio, che ha 22 anni. Fu uno shock: una madre ama suo figlio, qualunque sia la sua situazione, ma teme lo stigma della società».

Da quel momento, mamma Biagina non si ferma più: riesce finalmente a ottenere una diagnosi, grazie alla psichiatra Virginia Cantalupo, inizia a cercare ogni soluzione per aiutare Francesco. Si iscrive a un corso sull'autismo e riesce a ottenere chiarimenti fondamentali: «Dovrebbero farlo tutti, dagli insegnanti, ai genitori, ai pediatri». E, a 49 anni, si iscrive all'Università: «Con un titolo in mano sarà più facile riuscire a fare la mia parte. Per Francesco, ma anche per tutti gli altri».

Vanityfair.it

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