Editoriale: Nostro nuovo fronte, gli adolescenti
A dicembre 2019 abbiamo aperto sperimentalmente a Salerno un nuovo cantiere, un progetto innovativo che vede ora come protagonisti cinque adolescenti con autismo ad alto funzionamento.
I ragazzi con autismo ad alto funzionamento non presentano ritardi significativi nel linguaggio e nelle abilità cognitive; né compaiono ritardi rilevanti nella cura di sé, nel comportamento adattivo e nella curiosità per l´ambiente circostante. È meno frequente che il profilo clinico comprenda manierismi motori e fissazioni per parti di oggetti, mentre può essere presente un interesse circoscritto, dedicato ad accumulare oggetti e informazioni, che consuma una grande quantità del tempo della persona.
Nella sfera sociale possono avere difficoltà a comprendere situazioni complesse, mostrandosi spesso, in questi casi, impacciati o ingenui; possono rispettare meno le regole sociali, soprattutto nella conversazione. Riguardo al linguaggio, possono rimanere ancorati al significato letterale delle parole e presentare difficoltà legate alla pragmatica come: parlare troppo o troppo poco, non rispettare la turnazione, parlare frequentemente degli stessi argomenti, essere poco propensi e interessati a chiedere informazioni personali su altre persone. Possono avere difficoltà a stabilire legami di amicizia e affettivi. Tutto ciò, soprattutto nel periodo adolescenziale, può creare un divario evidente con i pari e non è insolito percepire nei ragazzi sintomi d'ansia o depressivi per questi vissuti.
Purtroppo, non è facile trovare professionisti con competenze ed esperienza clinica per gli adolescenti ad alto funzionamento e, d'altronde, neppure per i bambini. Le competenze dovrebbero includere conoscenze sullo sviluppo e sul potenziamento delle abilità sociali, sulla pragmatica della comunicazione, sulla teoria della mente. Sono suggeriti, oltre l'intervento comportamentale, psicoterapia ad approccio cognitivo e interventi su gruppi relativi alle così dette social skills. Sono utili iniziative di peer-tutoring e sostegno nelle aree accademiche, allorché se ne presenti il bisogno. È molto importante far partecipare i ragazzi, quanto più possibile, a occasioni ed eventi che si presentano all'interno della comunità, a gruppi sportivi e ludici, principalmente con lo scopo di socializzazione.
Dopo alcuni interventi di formazione rivolti ai supervisori e alcune esperienze con bambini con autismo ad alto funzionamento, abbiamo deciso di esplorare il nuovo territorio degli adolescenti, spesso trascurati.
Il gruppo sul quale stiamo lavorando è formato da quattro ragazzi di 15 anni e una ragazza di 14. Le difficoltà risiedono nella incapacità di mantenere a lungo una conversazione e di condividere interessi e, inoltre, nella tendenza di ciascuno a isolarsi. Lo scopo del progetto è quello di incrementare proprio le abilità sociali all'interno del gruppo, lavorare sulla capacità di possedere una teoria della mente da parte di ciascuno dei componenti, favorire abilità di conversazione, far lavorare tutti sulla pianificazione e organizzazione delle uscite; infine, far gestire il denaro in queste occasioni.
I ragazzi si incontrano in luoghi diversi ogni settimana e nel corso di ogni uscita programmano, raggiungendo un accordo, quella successiva. Il ruolo dell'adulto è quello di mediare fra loro, aiutarli a risolvere possibili conflitti sulle scelte e favorire la presa di decisione.
Inoltre, durante le uscite, l'adulto cerca di favorire momenti di conversazione e condivisione di interessi e aiuta a stabilire legami di amicizia. Il fatto di vivere ogni settimana esperienze diverse contribuisce ad arricchire il ventaglio degli interessi personali degli adolescenti. Per alcuni di loro l'uscita ha rappresentato la prima esperienza al cinema, sui go-kart e al bowling, per citare alcuni esempi.
Nel mese di febbraio sono stati inseriti nel gruppo due coetanei a sviluppo tipico, in modo da offrire l'opportunità di socializzare fra pari in un contesto protetto e terapeutico.
È stato creato un gruppo whatsApp per insegnare ai ragazzi a utilizzare un'applicazione social molto comune fra i coetanei e fornire loro un mezzo per scambiarsi informazioni, comunicare la partecipazione e avvisare sulle eventuali assenze in occasione delle iniziative programmate, discutere sulle stesse. Inizialmente, il gruppo social era animato principalmente dagli adulti (terapisti e supervisori) e i ragazzi erano passivi e lesinavano le risposte. Attualmente, tre di loro partecipano in maniera molto attiva e coltivano l'interscambio anche in assenza dell'adulto il quale interviene soltanto se necessario ma, in generale, lascia scorrere la conversazione.
Parallelamente, è stato creato un gruppo whatsApp con le famiglie dei ragazzi per scambiare informazioni, condividere video e foto delle uscite e per avere un aiuto sulle consegne che vengono lasciate di volta in volta ai ragazzi. Ecco due commenti riguardo all'esperienza che stanno facendo: "Io penso che è bellissima come un sogno avverato"; "Adoro le uscite J". Uno di loro, alla domanda del papà di andare di nuovo al cinema, ha risposto: "io al cinema ci vado soltanto con i miei amici".
Un genitore ci ha scritto: "Questa esperienza è la cosa più importante che sia stata fatta per mio figlio. L'umanità e il calore che trasmettete è impagabile. L'aiuto che ci avete dato, neanche le nostre famiglie sono state in grado di darcelo. Per quanto riguarda mio figlio, pian piano si sta abituando alle uscite in amicizia; noto anche un miglioramento nei rapporti personali (comportamento); inoltre rimasi sbalordita quando mi raccontò di una chiacchierata con un altro partecipante del gruppo riguardo le loro problematiche. Siete veri professionisti ma soprattutto grandi persone, grazie".
Continuiamo con impegno ancora maggiore.
Maria Teresa Dipierro e Marco Esposito, supervisori presso il Centro "Facciamo breccia" di Salerno